Addentrandosi nel diritto di famiglia ed entrando nei temi e nelle dinamiche delle separazioni e divorzi non si può non affrontare il tema degli animali da affezione e della necessità di una regolamentazione che sia tutelante anche per gli animali domestici.

Ne parliamo con Paolo Cappelletti, istruttore cinofilo:

La legge prevede che l’animale da affezione segua chi ne è il proprietario. Criceti, conigli, pesci e gatti spesso non rappresentano un problema.

Per quanto riguarda i cani, invece, bisogna approfondire l’argomento perché è il cane che “sceglie” chi è il suo padrone e spesso non coincide con il “proprietario” perché è stato un regalo o perché per comodità viene intestato all’ex coniuge.

Il Tribunale liquida molto velocemente la questione con l’atto di proprietà e consente alle coppie molto litigiose di farsi dispetti a discapito del “miglior amico dell’uomo”.

Non esiste nessuna associazione che tuteli gli animali in caso di conflitto e alla quale ci si possa riferire per avere aiuto davanti al Giudice.

Sono state inasprite molte pene (maltrattamenti, abbandono) ma, a tutela degli animali da affezione, manca ancora moltissima giurisprudenza.

Il primo passo potrebbe essere quello di inserire gli animali domestici nello stato di famiglia, consentendo così benefici come quello del permesso per portarli dal veterinario quando stanno male.