Tutti, in questi giorni, abbiamo letto la notizia del 25 marzo. Sconcertante!! davvero sconcertante è vedere e capire quante persone “giocano” con la vita dei bambini.
Mi riferisco all’ennesima sentenza sulla Sindrome da Alienazione Parentale (PAS) che, per i non addetti ai lavori e quindi con un linguaggio di uso comune e non tecnico, è il tentativo di distruggere l’immagine dell’altro genitore agli occhi dei figli finalizzato a fargli fare una scelta in maniera manipolatoria.
Sono anni, decenni (pensate dal 1985) che si studia il fenomeno, si analizza il termine, si psicoanalizzano i genitori e si rivoltano come calzini i figli. La Comunità Scientifica è spaccata tra chi la riconosce e chi non ne trova fondamenti, gli Avvocati la usano come strategia e i Giudici chiedono prove concrete ed oltre ogni ragionevole dubbio.
E intanto decine e decine di bambini, cavie di Servizi Sociali, Psicologi, neuropsichiatri, complici inconsapevoli della raccolta delle prove (qualche anno fa ho letto che un padre aveva nascosto un registratore dentro un peluche del figlio) e osservati dai Giudici da attori protagonisti divengono strumento di “gioco” per tutti. E’ a rischio il loro presente, compromesso il loro futuro, distrutta la loro capacità relazionale e la loro autostima.
37 anni dopo siamo al punto di partenza, nulla è certo se non la sofferenza di questi bambini. Oggi alcuni sono adulti, uomini e donne che sono cresciuti da soli, non garantiti da nulla, sballottati di qua e di là come bandiere al vento e chissà quali fatiche avranno fatto per diventare grandi e scrollarsi di dosso tutti questi vissuti negativi.
Poi vai ad approfondire e scopri che nessuno, o pochi, hanno messo in essere strumenti di ADR (riduzione alternativa delle dispute) o di vera tutela dei minori perché tutti, ma proprio tutti, erano solo concentrati sul (e nel) conflitto. La soluzione non sta nel trovare o punire il colpevole, studiare un nuovo reato o dargli la giusta pena (che guarda caso è ancora una volta, prevalentemente, solo di natura economica). La soluzione, e qui condanno tutti, è evitare che si possa verificare la sindrome di alienazione parentale. E’ obbligare, quando necessario, i genitori a percorsi finalizzati a trovare un piano genitoriale condiviso. E,’ da parte dei genitori, la consapevolezza di dover adottare un metodo che li aiuti, li supporti e li affianchi. E’ qui che diventa importantissimo essere guidati da un Professionista che usa il metodo della Coordinazione Genitoriale.
La Coordinazione Genitoriale è un processo multidisciplinare che mira a rispondere ai bisogni di consulenza delle famiglie e a fornire un orientamento circa il piano genitoriale e gli accordi di separazione non disposti dal Giudice. L’obiettivo principale è aiutare i genitori ad escludere dal conflitto i figli nel loro miglior interesse. Si tratta di un procedimento centrato sul minore, attraverso il quale il Professionista aiuta i genitori altamente conflittuali ad attuare il loro piano genitoriale, facilitando la risoluzione delle controversie in maniera appropriata, focalizzandoli sui bisogni dei loro figli.
Oggi questo metodo viene molto utilizzato come riparativo, consigliato da Giudici, Assistenti Sociali ed Avvocati nel corso degli interminabili procedimenti giudiziari. A loro va il mio plauso perché non è mai troppo tardi per rimediare ai danni che i figli possono subire a causa del conflitto degli adulti. Per mio conto, tuttavia, ritengo importantissimo avviare un percorso di Coordinazione Genitoriale fin dai primi momenti nella decisione di divorziare o separarsi perché, come in tutte le cose, prevenire è meglio che curare.